Prima lezione di geografia in seconda media

Ho già avuto modo di raccontare (in quest’occasionequi le slide) che durante il mio primo anno di insegnamento ho insegnato solo geografia: per 18 ore a settimana, nella scuola secondaria di primo grado.

Attingo a quell’esperienza per proporre un’attività semplicissima per la prima ora di geografia in una seconda media di cui si è appena fatta la conoscenza.

 

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L’attività in sintesi

Obiettivi: rompere il ghiaccio con una classe nuova e  fare una prima osservazione sulle conoscenze di lettura del paesaggio e linguaggio della geograficità.

Occorrente: cartoline, quelle che ci spedivamo una volta. Sceglietene alcune che rappresentino luoghi e paesaggi diversi, e distribuitele alla classe.

Durata: un’ora. 

Svolgimento: si distribuiscono le cartoline e si dà un tempo (5 minuti possono bastare) per osservarle e radunare le idee; al termine del tempo dato, gli studenti esporranno oralmente all’insegnante e ai compagni, in un tempo precedentemente stabilito (1-2 minuti a esposizione possono andare bene) la loro lettura del paesaggio raffigurato sulla cartolina. Le cartoline “in lettura” vengono via via mostrate ai compagni, in modo che se necessario possano aggiungere osservazioni pertinenti e contribuire così al ripasso collaborativo che si genera durante l’attività.

Questa è la base, che consente molte possibili variazioni sul tema. Per esempio:

  • l’insegnante può dare delle regole, ad esempio, sul numero di termini geografici da utilizzare; 
  • la consegna può prevedere di localizzare il luogo sulle carte, sul planisfero o sul mappamondo; 
  • se ce n’è la possibilità, si può usare Google Earth per vedere dove si trovano i luoghi fotografati nelle cartoline e com’è cambiato il paesaggio rispetto all’epoca della foto;
  • si può chiedere agli studenti di riassumere le loro osservazioni in un breve testo, e osservare così come organizzano informazioni e testo;
  • se la situazione lo consente, il lavoro si presta a essere svolto a coppie, assegnando una cartolina ogni due studenti; gli studenti si confronteranno e concorderanno un’unica lettura del paesaggio da presentare al resto della classe . Questa era la soluzione che preferivo prima della pandemia, perché  la componente collaborativa rende più stimolante qualsiasi attività (e permette all’insegnante di osservare anche le modalità di interazione della classe).

Conclusione e valutazione: ho sperimentato l’attività soprattutto come spunto per avviare il dialogo e “iniziare a capire” cosa gli alunni ricordano o cosa avrebbero bisogno di ripassare. A conclusione dell’attività, di solito propongo un ripasso più strutturato di alcuni temi emersi dalla conversazione (può proseguire nei giorni successivi, sul libro di testo o con materiali proposti dall’insegnante).

il tocco in più

Per l’attività di osservazione del paesaggio si possono usare, ovviamente, foto prese da libri o riviste (attingendo ancora alla mia esperienza: in questi casi fermo le pagine in modo che si aprano sull’immagine da osservare, affinché l’attenzione non si disperda). 

Ma le cartoline offrono quel tocco in più:  in genere alunni e alunne le osservano con più curiosità, specie se portate in classe vere cartoline che voi o la vostra famiglia avete ricevuto in altre epoche.

Le cartoline che uso io vengono da casa mia: da piccola le collezionavo. Ovviamente le ho selezionate in funzione della varietà di paesaggi che volevo portare in classe, e anche di quel che può essere mostrato: gli studenti infatti sono autorizzati – anzi invitati – a leggere il retro della cartolina per ricavarne indicazioni sul luogo fotografato e sul terminus ante quem della foto. Apprezzo particolarmente che rintraccino questi indizi e li utilizzino, anche stabilendo inferenze, nella loro analisi. D’altro canto sono sicura che ci saranno anche domande sui mittenti, i destinatari e i messaggi scritti nelle cartoline, quindi… docenti, tenetevi pronti! 

Note:

L’attività ti è piaciuta e pensi di proporla in classe? Se ti va, fammi sapere com’è andata!

Se vuoi condividerla sui social o su una tua pagina web, ti chiedo di taggarmi o di condividere un link a questo post o al post di Instagram in cui ne parlo. 

Per altri tipi di utilizzo, chiedimi il permesso scrivendo a laprofromano@gmail.com.

A&B, Mario Lodi e il potenziale del #giornalismoinclasse

Una delle cose migliori che ho fatto nel 2020 è stata abbonarmi a Andersen, la rivista di letteratura e illustrazione per l’infanzia. 

Proprio leggendo Andersen, qualche tempo fa, ho scoperto il volume A&B – La parola ai bambini. Storia e attualità di un giornale-progetto educativo ideato da Mario Lodi, edito dalla Casa delle Arti e del Gioco – Mario Lodi in collaborazione con Mondo Padano. Per la precisione ho scoperto l’esperienza stessa di A&B e approfondito lo spessore della figura di Mario Lodi, maestro pedagogista e scrittore scomparso nel 2014.

A&B Adulti e bambini che vogliono diventare amici è stato, fra il 1983 e il 1988,  un giornale fatto dai contributi di bambine e bambini delle scuole di ogni parte d’Italia e anche dall’estero, accanto ai contributi di adulti, loro insegnanti ma anche autori e scrittori. Continua a leggere

Didattica a distanza – caccia al tesoro letteraria su Ungaretti

Per il cinquantenario della morte di Giuseppe Ungaretti, racconto un’attività di didattica a distanza che ho proposto ai miei alunni di terza media.

Credo sia la prima attività di didattica a distanza che trovo il tempo di documentare. Prendetevela così, scritta velocemente alla fine dell’ennesima giornata impegnativa.

“Date biscotti e i compiti li faranno tutti”, ha detto (cito a memoria), @prof.andthecity, insegnante di lettere nella scuola secondaria di primo grado di Castel Maggiore (Bologna), aggregatrice del #teamdocenti, hashtag che su Instagram riunisce docenti da tutta Italia. Una squadra innovativa e di supporto, soprattutto nel pieno della didattica a distanza. @prof.andthecity ha assegnato esercizi di analisi logica sul testo di una ricetta di biscotti (da cuocere e mangiare al termine del compito. I compiti li hanno fatti tutti.

Anche la caccia al tesoro letteraria su Ungaretti l’hanno fatta tutti: velocemente e con un certo spirito competitivo. Perché si impara se ci si diverte. E anch’io ho voluto divertirmi: come quando, da adolescente, ho iniziato la mia carriera di “educatrice” organizzando cacce al tesoro per le feste di compleanno di mio fratello e dei suoi amichetti: le cacce al tesoro sono divertenti da inventare, ed è interessante godersi l’entusiasmo con cui i ragazzi partecipano.

Ecco, qui sotto, perché e come ho organizzato la caccia al tesoro letteraria su Ungaretti.

Problema: rimpiazzare la verifica di italiano che avremmo dovuto svolgere in presenza; stimolare e coinvolgere gli alunni con un’attività asincrona che non fosse il solito compito; realizzare un’attività all’insegna dell’integrazione tra le discipline, per far comprendere che il sapere non è a compartimenti stagni e per allenare gli alunni in vista dell’esame di stato; stimolare gli alunni ad utilizzare conoscenze e competenze di vario tipo.

Obiettivo: analizzare un testo poetico; scrivere un commento utilizzando conoscenze e informazioni apprese da fonti di vario tipo.

Svolgimento: ho pensato le tappe della caccia al tesoro, cercando di rendere il percorso interdisciplinare. Ho realizzato il video con Adobe Spark (sempre grazie alle spiegazioni di @prof.andthecity).

Risultati: tutti gli alunni hanno consegnato il compito e, a quanto sembra, si sono divertiti a “competere”, cercando di totalizzare più punti possibile e producendo testi curati e pensati.

Conclusione e valutazione: da docente a docente, confesso che ci ho messo molto tempo a valutare gli elaborati. In fase di valutazione formativa ho scritto moltissimi commenti, cercando di valorizzare punti di forza dell’elaborato e spiegando come migliorare i punti di debolezza. Ho spiegato, tra l’altro, come si cita correttamente. Visto che il punteggio massimo non era stabilito (perché poteva variare di molto in base al numero di osservazioni corrette espresse nelle risposte alle prove 1 e 2), ho preferito creare tre categorie e comunicare a ciascun alunno/a il piazzamento ottenuto in base a punteggio nel gioco e qualità del commento scritto a conclusione della caccia al tesoro. Per farmi perdonare il ritardo nella restituzione,  ho attribuito a ciascun alunno/a un badge di “categoria”. Per strafare, e per regalare a ciascun alunno un ricordino della caccia al tesoro, ho commissionato a Pasquale Cavorsi dei badge grafici, e li ho allegati sulla piattaforma didattica al termine della correzione di ciascun compito.

Qui sotto il video in cui ho annunciato l’esito della caccia al tesoro. (Aggiornamento: non capisco perché l’embed non funziona. Vi do il link al video: https://youtu.be/UQpDOxhyp8I)

Tre libri sui cambiamenti climatici che ogni insegnante dovrebbe leggere

Perché la letteratura, e in particolare il romanzo, non si è occupata di cambiamenti climatici se non relegando la tematica alla fantascienza o delegandone la trattazione alla saggistica? È l’interrogativo che pone Amitav Gosh nel suo La grande cecità. Il cambiamento climatico e l’impensabile (Neri Pozza editore, 2016). Per rispondere a questo interrogativo il libro (bellissimo esempio di saggistica che scorre come un romanzo) affronta vari aspetti – cultura, storia, politica – mettendo spesso in discussione anche i punti di riferimento eurocentrici su cui si basa il nostro pensare la letteratura e le arti, gli eventi storici, le relazioni tra “imperi” e “periferie”, la scienza e la tecnologia, la filosofia, i rapporti economici e la ricerca di soluzioni globali.

Lettura densa e ricchissima di spunti per inquadrare in classe il tema dei cambiamenti climatici in modo davvero interdisciplinare, e per avviare confronti interessanti con i colleghi che insegnano altre discipline.

Effetto serra effetto guerra. Clima, conflitti, migrazioni: l’Italia in prima linea (Chiarelettere, 2019) è scritto a quattro mani da Grammenos Mastrojeni, diplomatico, e Antonello Pasini, fisico climatologo del Cnr, che insieme fanno luce su un aspetto misconosciuto dei cambiamenti climatici: il filo che lega il clima che cambia ai conflitti e alle migrazioni, passando per territori che se diventano più fragili dal punto di vista ambientale sono anche più fragili sotto il profilo economico e quindi anche a livello di rapporti sociali. “I problemi sono interconnessi e hanno una dinamica globale”, interessando fortemente l’Italia che si affaccia sul Mediterraneo, in una zona particolarmente sensibile dal punto di vista climatico e da quello geopolitico.

Tutto il primo capitolo è utilissimo per ripassare (o studiare) i fondamentali scientifici sui cambiamenti climatici e l’”effetto guerra” che innescano – e quindi per trasferirli correttamente in classe. Tutto il libro è una lettura utilissima a stimolare una riflessione solida e documentata su clima e migrazioni, e anche sull’Obiettivo di sviluppo sostenibile n. 17, Partnership per gli obiettivi.

Se vuoi davvero capire come stanno le cose ti devi avvicinare alla fonte della notizia. La nostra casa è in fiamme. La nostra battaglia contro il cambiamento climatico (Mondadori, 2019), scritto da Greta Thumberg con i genitori Svante Thunberg e Malena Ernman e la sorella Beata Ernman, tecnicamente non è un libro sui  cambiamenti climatici, ma è la fonte a cui avvicinarsi per conoscere meglio Greta, la sua famiglia, le ragioni etiche del suo “sciopero della scuola per il clima” e il movimento Fridays For Future che ne è scaturito.

I giovani del movimento FFF scoprono i punti deboli di un sistema adulto, che li addita come i consumatori più consumisti della storia ma che questo consumismo lo ha creato e incoraggiato, perché essenziale alla sopravvivenza del sistema adulto stesso. Che i giovani sappiano cogliere la contraddizione a mio avviso è un bene. Per questo il libro è consigliato agli educatori che vogliano parlare di Greta Thunberg e di Fridays For Future in maniera approfondita e complessa (come del resto è complessa ogni problematica legata alla sostenibilità), andando oltre i manicheismi e le molte varianti della frase “intanto spegnete il telefonino”.

La lettura è scorrevole ma a tratti forte, in particolare nelle pagine in cui Malena Ernman, la madre di Greta, dischiude una storia familiare fatta anche di sofferenza.

Immagine in evidenza: Julia Caesar, su LifeOfPics

Foto dei libri: immagine mia; sullo sfondo, Cielo parcialmente cableado, di Nicolas Aldo Parente, 2014. 

 

6° Meeting Docenti gNe… e prima presentazione del nostro ebook

Da sei anni Giornalisti Nell’Erba organizza un Meeting della Rete nazionale dei Docenti che aderiscono al progetto. Accanto a questo appuntamento, da alcune edizioni c’è una giornata di formazione riconosciuta e gratuita per docenti e dirigenti scolastici, organizzata in collaborazione con Proteo Fare Sapere. 

Quest’anno il Meeting si tiene dal 18 al 20 ottobre. La giornata di formazione aperta a tutti, riconosciuta per docenti e dirigenti e assolutamente gratuita, è sabato 19 ottobre

Sarà anche la prima presentazione al pubblico del nostro ebook: Giuditta Iantaffi e io ne parleremo con Paolo Fallai, giornalista e scrittore. 

Qui sotto il comunicato stampa con notizie sul Meeting e il programma. Per info e iscrizioni, clicca qui.

‘A proposito di educazione civica’:

l’Agenda 2030 e il metodo Giornalisti Nell’Erba al centro del 6° Meeting nazionale Docenti gNe

Bovino (Foggia), 18-19-20 ottobre 2019 

Educazione civica e didattica della sostenibilità i temi al centro della sesta edizione del Meeting nazionale Docenti Giornalisti Nell’Erba, a Bovino (Foggia) da venerdì 18 a domenica 20 ottobre 2019.

Giornalisti Nell’Erba promuove da tempo la riflessione sugli obiettivi di sviluppo sostenibile e l’Agenda 2030 dell’ONU come riferimenti imprescindibili per la formazione dei cittadini più giovani. 

Il sesto Meeting nazionale dei Docenti della rete gNe – progettato sul pezzo mentre era in discussione la legge che ha portato alla reintroduzione dell’educazione civica a scuola, realizzato sul pezzo mentre ferve il dibattito su come, quando, con quali modalità attuarla – si concentra quindi sui punti di intersezione tra educazione alla sostenibilità e l’educazione civicapresentando il Metodo Giornalisti Nell’Erba per fare educazione alla sostenibilità  con lo strumento didattico del giornalismo.

‘L’anno prossimo inizierà l’ora di Educazione civica e io intendo rimodularla sull’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, non sarà un’Educazione civica tradizionale, ma un percorso di formazione dove l’ambiente sarà il filo rosso che collega tutte le iniziative’, ha detto il Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti (La Repubblica 11 settembre)

Il Meeting, presentando il metodo Giornalisti Nell’Erba, vuole proprio ribadire l’esigenza di portare nelle scuole un modo di fare lezione su questi temi che vada oltre il sistema classico/frontale e  diventi un vero e proprio percorso formativo con un unico filo rosso: l’educazione del cittadino al rispetto dell’ambiente, degli altri e di se stesso. Questo grande filo rosso, che l’Agenda 2030 ha chiaramente indicato, è la strada per un nuovo umanesimo, e la scuola in primis ha l’importante compito di accettare questa sfida.

La tre giorni di formazione sui temi dell’educazione alla sostenibilità attraverso lo strumento didattico del giornalismo, co-organizzata da Giornalisti Nell’Erba/Il RefusoIstituto Omnicomprensivo di Bovino e Proteo Fare Sapere, propone anche quest’anno un’intera giornata di formazione riconosciuta e gratuita per docenti e dirigenti scolastici, accanto alle attività della Rete nazionale Docenti gNe che da anni si svolgono a Bovino, primo Comune gNe d’Italia.

Il Meeting della Rete nazionale Docenti Giornalisti Nell’Erba, formata da insegnanti che aderiscono al progetto, si apre venerdì 18 ottobre alle 18, nella sala consiliare del Comune di Bovino. Dopo i saluti del sindaco Vincenzo Nunno, del presidente del GAL Meridaunia Alberto Casoria, e del dirigente scolastico dell’Istituto Omnicomprensivo di Bovino Ottone Perrina, il direttore di Giornalisti Nell’Erba Paola Bolaffio e il preside della Rete nazionale Docenti gNe Gaetano De Masi presenteranno il Meeting‘Riflessioni e proposte sull’insegnamento dell’educazione civica’ saranno affidate ad Antonio D’Itollo, dirigente USR Puglia. A seguire, intrattenimento musicale con Passaggi al sud, di Pierluigi Tortora e Emilio Di Donato.

Sabato 19 dalle 8.30 in poi, presso la sede dell’Istituto Omnicomprensivo di Bovino (in via dei Mille, 10)  si aprono i lavori del seminario ‘A proposito di educazione civica: progettazione e metodi per una didattica della sostenibilità’: la giornata di formazione gratuita e riconosciuta per docenti e dirigenti scolastici organizzata in collaborazione con Proteo Fare Sapere e aperta a tutti gli interessati, previa iscrizione (modulo in allegato).

I lavori della giornata affronteranno il tema dell’educazione civica e dell’educazione alla sostenibilità attraverso il contributo di esperti di vari ambiti disciplinari.

Legalità e cura dei beni comuni, conoscenza e ascolto, pratica della cittadinanza attiva e comunicazione, il giornalismo per sviluppare un approccio di indagine e verifica delle notizie: tanti gli aspetti in gioco negli interventi. La sostenibilità e la cittadinanza infatti sono temi complessi e in evoluzione costante, che richiedono a docenti e discenti una formazione permanente, un approccio interdisciplinare o transdisciplinare e modalità didattiche innovative proprio ciò su cui si basa il metodo Giornalisti Nell’Erba.

Francesco Tomasinelli, biologo e fotografo, aprirà il seminario con il suo intervento ‘Raccontare la biodiversità’.

Paola Bolaffio, direttore di Giornalisti Nell’Erba, presenterà la nuova edizione, la XIV, del Premio nazionale di giornalismo Giornalisti Nell’Erba.

Si entrerà poi nel vivo della proposta di Giornalisti Nell’Erba per la didattica della sostenibilità – e quindi anche dell’educazione civica – attraverso il giornalismo, con la presentazione dell’ebook Il metodo Giornalisti Nell’Erba. Una cassetta degli attrezzi per l’educazione allo sviluppo sostenibile (Il Refuso, 2019): Paolo Fallai, giornalista e scrittore, dialogherà con le autrici Giuditta Iantaffi e Ilaria Romano. Il libro, rivolto sia a docenti che a studenti (acquistabile su Amazon anche con Carta del Docente e 18app) è frutto di anni di sperimentazioni didattiche e di ricerche sul campo.  Obiettivi del metodo gNe sono indurre i giovani a sviluppare una particolare attenzione a quanto accade intorno a loro e stimolare la capacità di fruire delle informazioni per farne strumento di autoformazione continua. L’ebook non è un manuale di giornalismo e non è un testo di didattica in senso tradizionale; ‘infatti è qualcosa di più, è un manuale di resistenza civile’, scrive Paolo Fallai nella presentazione. (In allegato sinossi e scheda ebook).

Antonio Brunori, Segretario generale PEFC – Programme for Endorsement of Forest Certification schemes, tratterà ‘La gestione dell’ambiente e delle foreste in Italia, le ecomafie: come informare e formare a scuola’ (segue laboratorio didattico). ‘Educare alla cura della casa comune: proposte didattiche’ sarà argomento dell’intervento di Raoul Segatori, esperto di reti ecologiche e tutela ambientale.

Giuseppina Rita Jose Mangione, referente della ricerca INDIRE sulle Piccole scuole, interverrà sul tema  ‘L’educazione alla sostenibilità nelle Piccole scuole’. Stefania Russo, docente dell’IC di Bovino, presenterà ‘Attiva la cittadinanza, un progetto guida’.

? Essendo co-organizzata da soggetto qualificato per l’aggiornamento (DM 08.06.2005 e Direttiva MIUR 170/2016) la giornata formativa di sabato 19 ottobre è automaticamente autorizzata ai sensi degli artt. 64 e 67 CCNL 2006/2009 del Comparto Scuola, con esonero dal servizio e con sostituzione ai sensi della normativa sulle supplenze brevi e come formazione e aggiornamento dei dirigenti scolastici ai sensi dell’art. 21 del CCNL 2002-2005 dell’Area V e dispone dell’autorizzazione alla partecipazione in orario di servizio.

Domenica 20 ottobre, come da tradizione, previste passeggiate di conoscenza del bellissimo borgo di Bovino, che è anche il primo ‘Comune gNe’ d’Italia.

Per seguire il Meeting sui social: #MDgNe 

Per saperne di più e iscriversi, info su giornalistinellerba.it

Qui sotto il programma grafico.

Come scaricare e leggere l’ebook “Il metodo Giornalisti Nell’Erba”

Il metodo Giornalisti Nell’Erba. Una cassetta degli attrezzi per lo sviluppo sostenibile, l’ebook che abbiamo scritto Giuditta Iantaffi e io e che è edito da Il Refuso, è – per l’appunto – un ebook, cioè un libro elettronico, in formato Kindle. 

Come si fa a scaricarlo? E come si legge un ebook Kindle se non si possiede un e-reader Kindle?

A queste domande frequenti, e a qualche altra, rispondiamo nel tutorial qui sotto:

Per tutte le altre info sul libro, c’è una pagina dedicata su questo sito. 

Anziché dire “non fa per me”

Qualche tempo fa ho letto con particolare interesse un editoriale di Annalisa Monfreda su Donna Moderna, intitolato “Mia figlia e la matematica”. Apprezzo Annalisa Monfreda, leggo Donna Moderna che lei dirige e ho parlato anche su questo blog del suo libro Come se tu non fossi femmina. Rifletto spesso su come parlare a bambini e bambine (ci ho scritto  su un post) e l’editoriale della direttrice di Donna Moderna mi ha fatto riflettere su un aspetto della questione. 

“La matematica non fa per me”, cioè non fa per una ragazza: il pezzo di Annalisa Monfreda parte da questa frase, pronunciata da una delle sue figlie. La matematica non fa per le donne: quante volte ci hanno insinuato il dubbio? Ma più grave è che a dirselo sia proprio una donna, dalla più tenera età. Contro lo stereotipo – segnale tutt’altro che trascurabile di “un piccolo fallimento educativo. Nostro, della scuola, della società” –  Annalisa Monfreda ha agito in modo deciso, vietando alla figlia di ripetere frasi del genere, che perpetuano stereotipi basati su convinzioni prive di fondamento scientifico e che risultano dannose e autolimitanti per chi le ripete.

Il punto, sottolinea Monfreda dopo averne fatto esperienza anche personale, è che rivedere le nostre abitudini linguistiche ci permette di scoprire orizzonti di pensiero diversi e più ampi e di riflettere sull’ingiustizia che modi di dire apparentemente innocenti portano con sé.

Che si fa in classe quando succede che alunne – o a volte anche alunni – dicano frasi autosvalutanti e stereotipate? Io in genere le “smaschero” e spiego perché non sono opportune. Ma l’editoriale di Annalisa Monfreda spinge a un livello ulteriore di riflessione: che sia il caso di proibirle direttamente? Sono d’accordo. Anche se, sotto il profilo educativo, trovo utile spiegare anche il perché della proibizione e insegnare a sostituirle. Per esempio: alunna riceve il tema, ha preso un buon voto. Incredula commenta: “Questo tema fa schifo, non capisco come ho fatto a prendere 9”. Rispondo: “Puoi dire invece: ‘pensavo che il mio tema facesse schifo, invece ho preso 9. Evidentemente sono stata troppo severa con me stessa e non mi sono accorta di aver fatto un buon lavoro. Adesso so che posso fare un buon lavoro”.  Certo occorre ripeterlo per tutte le occorrenze (che nella giornata di una classe di scuola media sono tante), ma la fatica mi auguro che premierà, soprattutto il discorso positivo diventerà un’abitudine adottata da tutti, in classe e anche fuori. 

Ah, l’editoriale di Annalisa Monfreda entra nel mio archivio di estratti per #giornalismoinclasse (il tag che ho coniato per raccogliere e condividere le risorse giornalistiche che uso nelle lezioni). 

Foto di Julia Caesar da Life of Pix.

Abbiamo scritto un libro – o meglio, un ebook

 È uscito Il metodo Giornalisti Nell’Erba. Una cassetta degli attrezzi per l’educazione allo sviluppo sostenibile, scritto da me e da Giuditta Iantaffi, che insieme siamo coordinatrici nazionali della Rete docenti Giornalisti Nell’Erba.Lo apre una presentazione di Paolo Fallai. Il nostro libro è un ebook ed è edito da Il Refuso a.p.s. 

Non è un manuale di giornalismo tradizionale e non è un manuale di didattica in senso stretto. “È qualcosa di più: è un manuale di resistenza civile”, scrive Fallai nella presentazione. 

Per saperne di più vai alla pagina dedicata, che si intitola appunto ebook.

Insegnante giornalista, senza virgola

Insegnante giornalista, senza virgola tra una parola e l’altra, è il titolo che do al mio lavoro. È il mio manifesto, perché racchiude le competenze e i valori che contano per me e che applico nelle professioni che esercito. È il mio promemoria, anche, perché mi ricorda la strada professionale che ho percorso e quella su cui ho scelto di continuare.  

Insegnante giornalista, senza virgole in mezzo, è la formula con cui dico chi sono. La virgola non c’è perché non c’è soluzione di continuità tra me dentro scuola e me fuori scuola, tra me che insegno e me che ricerco e scrivo. Porto il giornalismo in classe e porto nel giornalismo il mio essere docente nella scuola pubblica. Competenze e deontologia dei due mondi spesso si danno la mano. Quando non lo fanno, tangono comunque attraverso me, che sono un’insegnante e anche una giornalista, e a volte esercito la difficile arte di stare in equilibrio tra il qui e il qua. 

Insegnante giornalista lo scrivo senza virgole in mezzo anche per evidenziare quel che  hanno in comune la me insegnante e la me giornalista. Per esempio, né l’insegnante né il giornalista possono arroccarsi: in entrambe le professioni è fondamentale avere uno sguardo largo sul mondo, non perdere di vista la complessità per poterla indagare. 

Insegnante giornalista racconta che, come giornalista, vengo da un’esperienza che mette in contatto mondi diversi: Giornalisti Nell’Erba mette in comunicazione scuola, informazione, scienza, istituzioni, aziende. Io adoro le virgole, pausa semantica lieve, ma più di tutto mi piace unire i puntini e creare relazioni: tra persone, discipline, saperi. 

Insegnante giornalista è il mio job title. Trovare il proprio job title è un’azione di personal branding. Non è sempre facile dare un titolo al proprio lavoro, perché implica dare un titolo a sé stessi, che a sua volta implica consapevolezza, autostima, visione chiara del proprio perché: perché voglio fare questo? perché così? a cosa serve? a chi? 

Insegnante giornalista è anche il frutto di un percorso di rebranding. Contiene la storia di come da giornalista mi sono trasformata in insegnante, e poi in un’insegnante che fa didattica attraverso il giornalismo. Completare questo percorso e sintetizzarlo in due parole non è stato immediato, ma quando mi sono sentita insegnante giornalista sono stata felice di ufficializzare la formula che racchiude la mia nuova identità professionale. 

La definizione di insegnante giornalista però non è piaciuta a tutti. Qualcuno pensa che la virgola manchi per distrazione e ce la mette d’ufficio; qualcun altro ha obiezioni e/o domande.

Le Frequently Asked Questions che mi vengono poste sono soprattutto queste: 

  • Perché non “giornalista insegnante”? È vero che sono stata giornalista prima che insegnante, ma attualmente l’impegno più vincolante che ho – e che peraltro ho scelto (precisazione ripetitiva ma necessaria, un giorno ne riparliamo) – è quello di servire lo Stato come professoressa di lettere. Il giornalismo è lo strumento con cui cerco di aggiungere valore alla mia didattica. Insomma: sono diventata un’insegnante e in più sono una giornalista. Il giorno in cui cambierò ordine agli addendi avrò un nuovo perché e lo comunicherò. 
  • Senza virgola non si capisce bene cosa intendi. Adesso però l’ho spiegato 😉 E sui biglietti da visita ho risolto così:

Leggere e scrivere di cambiamenti climatici in classe

Giovedì 22 novembre sono stata alla presentazione di Storia del diritto ambientale, di Tullio Berlenghi, uscito pochi mesi fa per Primiceri editore. Nella doppia veste di insegnante giornalista ho intervistato l’autore per conto di Giornalisti Nell’Erba (foto qui sopra, articolo e servizio qui – entrambi del direttore di gNe, Paola Bolaffio) e rimediato un regalino per i miei studenti: una dedica dell’autore, sulla copia del libro di cui leggeremo in classe alcune pagine.

Che se ne fanno, i miei alunni di terza media, di un testo di storia del diritto ambientale? Anzitutto lo consultano per aggiornare il testo di geografia, che nel trattare i cambiamenti climatici si ferma al protocollo di Kyoto (2005): la storia delle questioni ambientali è piuttosto giovane ma è cresciuta a passo veloce, e sui cambiamenti climatici un punto nodale è l’Accordo di Parigi, siglato nel 2015 durante la COP 21, cioè la 21esima Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite (UNFCCC). E mentre si attende la COP 24, che si terrà a Katowice il prossimo dicembre, noi aggiungiamo un capitolo al libro di geografia.

Siamo partiti dalla visione di Before the flood – Punto di non ritorno, il documentario con Leonardo DiCaprio diretto da Fisher Stevens (il video è disponibile anche su YouTube) e poi ci siamo aggiornati con articoli provenienti da varie testate. Abbiamo parlato del report pubblicato lo scorso ottobre dall’IPCC (il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), degli eventi climatici estremi che si sono abbattuti sul Lazio a fine ottobre (con due giorni di scuole chiuse nella capitale, per via dell’allerta meteo), di conseguenze dei cambiamenti climatici su monumenti, zone costiere, salute, agricoltura e alimentazione, economia, società. 

Alunne e alunni hanno affrontato in piccoli gruppi la lettura di articoli anche piuttosto approfonditi. A differenza di molti adulti, i tredicenni non si sono spaventati di fronte a sigle e cifre ma hanno cercato di sviscerare concetti complessi con una caparbietà che ha sorpreso persino me. Le sigle sono state più ostiche (che vuol dire IPCC? E COP?), ma una volta afferrati i concetti chiave è stato più facile mettere a fuoco i dettagli.  

Ogni volta che porto giornali e articoli in classe, torno a stupirmi dell’effetto che fanno. La classe era incuriosita e ha lavorato con alacrità. Nella seconda parte della lezione ogni gruppo ha esposto agli altri il contenuto dell’articolo letto (i gruppi più veloci sono riusciti a leggere anche due testi). Io ho fatto da “facilitatore” e da moderatore, creando il filo conduttore tra gli articoli (l’ordine di esposizione ha permesso di affrontare in progressione diversi aspetti della tematica e riflessioni di ordine ambientale, economico, sociale). 

Compito per la lezione successiva: scrivere un paragrafo sui cambiamenti climatici per aggiornare il libro di testo. Ognuno ha dato al pezzo un taglio diverso: alcuni raccontavano in modo molto personale l’attività svolta, altri approcci più scientifici e/o interdisciplinari; non sono mancati articoli svelti e dal taglio brillante. Mentre leggevamo questi lavori, in classe regnava il silenzio.  Tutti, e tutte, orgogliosi di saperne più del libro di testo (e più di tanti adulti). 

Il giornalismo a scuola genera partecipazione. La partecipazione scongiura sia l’apatia che il senso di impotenza dei giovanissimi di fronte ai grandi temi (sull’ambiente i quindicenni sono in media più informati ma più pessimisti, lo dice l’indagine PISA 2015 promossa dall’OCSE). La partecipazione crea cittadinanza attiva. È anche un’attuazione del “diritto alla parola” come “parte integrante dei diritti costituzionali e di cittadinanza” – lo ricordano le Indicazioni nazionali 2012 – garantito dall’articolo 21 della Costituzione italiana. 

A proposito: come nasce una Costituzione, e com’è nato nella Costituzione italiana lo spazio per il diritto ambientale? Anche di questo si è parlato alla presentazione del libro di Berlenghi, e anche di questo abbiamo discusso in classe. Ma ho scritto già molto, e questa parte della storia la racconteremo un’altra volta.