Insegnante giornalista, senza virgola tra una parola e l’altra, è il titolo che do al mio lavoro. È il mio manifesto, perché racchiude le competenze e i valori che contano per me e che applico nelle professioni che esercito. È il mio promemoria, anche, perché mi ricorda la strada professionale che ho percorso e quella su cui ho scelto di continuare.
Insegnante giornalista, senza virgole in mezzo, è la formula con cui dico chi sono. La virgola non c’è perché non c’è soluzione di continuità tra me dentro scuola e me fuori scuola, tra me che insegno e me che ricerco e scrivo. Porto il giornalismo in classe e porto nel giornalismo il mio essere docente nella scuola pubblica. Competenze e deontologia dei due mondi spesso si danno la mano. Quando non lo fanno, tangono comunque attraverso me, che sono un’insegnante e anche una giornalista, e a volte esercito la difficile arte di stare in equilibrio tra il qui e il qua.
Insegnante giornalista lo scrivo senza virgole in mezzo anche per evidenziare quel che hanno in comune la me insegnante e la me giornalista. Per esempio, né l’insegnante né il giornalista possono arroccarsi: in entrambe le professioni è fondamentale avere uno sguardo largo sul mondo, non perdere di vista la complessità per poterla indagare.
Insegnante giornalista racconta che, come giornalista, vengo da un’esperienza che mette in contatto mondi diversi: Giornalisti Nell’Erba mette in comunicazione scuola, informazione, scienza, istituzioni, aziende. Io adoro le virgole, pausa semantica lieve, ma più di tutto mi piace unire i puntini e creare relazioni: tra persone, discipline, saperi.
Insegnante giornalista è il mio job title. Trovare il proprio job title è un’azione di personal branding. Non è sempre facile dare un titolo al proprio lavoro, perché implica dare un titolo a sé stessi, che a sua volta implica consapevolezza, autostima, visione chiara del proprio perché: perché voglio fare questo? perché così? a cosa serve? a chi?
Insegnante giornalista è anche il frutto di un percorso di rebranding. Contiene la storia di come da giornalista mi sono trasformata in insegnante, e poi in un’insegnante che fa didattica attraverso il giornalismo. Completare questo percorso e sintetizzarlo in due parole non è stato immediato, ma quando mi sono sentita insegnante giornalista sono stata felice di ufficializzare la formula che racchiude la mia nuova identità professionale.
La definizione di insegnante giornalista però non è piaciuta a tutti. Qualcuno pensa che la virgola manchi per distrazione e ce la mette d’ufficio; qualcun altro ha obiezioni e/o domande.
Le Frequently Asked Questions che mi vengono poste sono soprattutto queste:
- Perché non “giornalista insegnante”? È vero che sono stata giornalista prima che insegnante, ma attualmente l’impegno più vincolante che ho – e che peraltro ho scelto (precisazione ripetitiva ma necessaria, un giorno ne riparliamo) – è quello di servire lo Stato come professoressa di lettere. Il giornalismo è lo strumento con cui cerco di aggiungere valore alla mia didattica. Insomma: sono diventata un’insegnante e in più sono una giornalista. Il giorno in cui cambierò ordine agli addendi avrò un nuovo perché e lo comunicherò.
- Senza virgola non si capisce bene cosa intendi. Adesso però l’ho spiegato 😉 E sui biglietti da visita ho risolto così: